La Divina Commedia attraverso i colori di Fabio Leonardi
pubblicata giovedì 13 ottobre 2022
Fabio Leonardi- Illustratore della Divina Commedia. Alla Galleria Le Stanze a Livorno dal 22 ottobre al 12 novembre 2022. Fabio Leonardi. Illustratore della Commedia Quando negli anni ’70 anche in Italia si stavano affermando gli studi di semiotica, Cesare Segre scrisse una efficace metafora per chiarire il rapporto comunicativo che intercorre tra testo letterario e lettore. Paragonò il primo ad un’emittente che lancia un segnale, immutato da quando ha iniziato a trasmettere; il secondo ne costi- tuisce il ricevente, ed è sempre diverso nel tempo che può essere rappresentato da anni, secoli e persino millenni. Ne consegue che se un testo, fatta eccezione per le possibili correzioni o integrazioni filologiche, resta sostanzialmente lo stesso, il ricevente mobile adatta il messaggio alle conoscenze, sensibilità, interessi che posso- no essere sia propri sia in larga misura epocali. Solo così un’opera letteraria può restare viva, meritando di essere considerata un “clas- sico”: rinnovandosi di continuo agli occhi di chi la legge. Questi principi si attagliano perfettamente anche alla illustrazione di un testo, che altro non è se non la traduzione da un linguaggio verbale ad uno visivo. Certamente tale operazione, se affrontata da un artista colto come è Fabio Leonardi, implica anche un’interpr- etazione del testo stesso, condizionata dal proprio stile pittorico, in qualche misura erede di un futurismo deperiano, e dagli stimoli, in genere consapevoli, che vengono forniti dall’epoca in cui si vive, nonché dalla tradizione pittorica che insiste sul medesimo testo. Ma l’illustratore si rende portatore di una ulteriore e peculiare caratteristica: in quanto “ricevente” e allo stesso tempo “traduttore” dovrà indossare anche i panni del regista e dello sceneggiatore, ope- rando delle scelte, dei tagli, delle sintesi, stabilendo i primi e i secondi piani, per realizzare così una ricreazione del testo letterario. Dopo la Bibbia solo la Commedia può vantare un numero così ricco di illustratori, tanto da poter essere rappresentativi di un vero e proprio percorso nella storia dell'arte, traducendo l’antico mes- saggio dalla parola alle immagini continuamente rinnovate. Si potrebbe affermare che il primo mentore che ha guidato Leonar- di nella sua versione del poema dantesco sia stato Lorenzo Mattotti, di certo tra i più efficaci tra quanti nel XXI secolo si siano impegna- ti in questo percorso, pur limitandosi all’Inferno, la cantica certa- mente più iconica. Ma ben presto ha lasciato da parte le atmosfere oniriche e fiabesche che connotano l’artista bresciano per servirsi dei suoi propri strumenti interpretativi e ne è nata una produzione del tutto originale e complessa, caratterizzata dal ricorso ad una audace sintesi e da una drammaticità profonda. Facciamo qualche esempio. Gli antichi miniaturisti stabilirono una diacronia narrati- va che viene definita “storie simultanee”. Dante che si addormenta, che si ritrova smarrito nella selva, che viene aggredito dalle tre fiere: pur rappresentando tre momenti successivi, vengono ripetuti all’interno di una stessa illustrazione. Inoltre dovettero porsi il pro- blema di come risolvere il rapporto tra storie prime e storie secon- de. In genere scelsero una via analoga: la successione paratattica.
Dante incontra Paolo e Francesca, Francesca racconta la sua storia. Leonardi riesce invece a concentrare i due momenti eludendo la diacronia e privilegiando la sincronia: i due amanti volteggiano padroni assoluti della scena, la loro intima unione è resa visivamen- te dall’assenza di una delimitazione tra i due volti saldati da un’uni- ca bocca rossa. Solo l’occhio chiuso di Francesca e quello aperto di Paolo esprimono una differente sensibilità di fronte alla loro trage- dia. La narrazione della storia seconda è tutta concentrata nel libro aperto che li accompagna su cui è impresso un cuore, il bacio di Lancillotto e Ginevra all’origine della loro dannazione. Dante e Virgilio appaiono in basso, ridotti a piccole icone secondo una rappresentazione schematica del loro tradizionale abbigliamento: tunica e toga il poeta latino, lucco e guarnacca il fiorentino. Anche nell’incontro di Dante con Manfredi il giovane re svevo giganteggia sull’immagine del poeta. Lo caratterizzano la folta chioma bionda, quasi femminea, la serenità dell’occhio ceruleo – che Leonardi pone sempre di prospetto, come avviene nel Cubi- smo, anche quando i volti sono di profilo o di tre quarti, perché fosse anch’esso di scorcio perderebbe ogni carica espressiva – e la pennellata rossa sul ciglio e sul petto, le ferite che lo uccisero a Benevento. Ma a completare la scena compare un altro elemento di sintesi, che nel testo è costituito dalla celebre similitudine delle pecorelle che escon dal chiuso, qui coprotagoniste dell’episodio attraversando in una ritmata disposizione l’intera inquadratura. Non mancano citazioni importanti, come la disperazione di Ugolino che rievoca un noto dettaglio di Guernica. I colori puri richiamano più la seconda stagione futurista che le miniature medievali, con cui è comunque possibile stabilire un confronto. Rilevante, infine, è che almeno per ora, l’illustrazione della Com- media di Fabio Leonardi non sia destinata ad illuminare le pagine di un’edizione del poema. Essa si presenta come una colta ma godi- bile iconostasi, pronta ad essere appesa alla parete di una dimora, che ne risulterebbe di certo impreziosita. Giorgio Mandalis
Galleria Le Stanze Via Roma 92/A, 57126 Livorno Tel. 0586 186 35 58 - 335 705 13 60 Orari Lunedì - Sabato: 9/12 e 16/20 Domenica: Su appuntamento www.gallerialestanze.it info@gallerialestanze.it
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