Il Vernacoliete in mostra a Livorno
pubblicata lunedì 17 novembre 2025
Fino al 18 gennaio 2026 al Museo della Città di Livorno “Il Vernacoliere in mostra. Locandine, tavole e tant'altro” Sabato 22 novembre alle ore 16.00 al Museo della Città di Livorno, Polo Culturale dei Bottini dell'Olio, piazza del Luogo Pio, si apre “Il Vernacoliere in mostra. Locandine, tavole e tant'altro”.
In esposizione oltre 300 locandine che coprono tutta la storia del celebre periodico di satira in vernacolo livornese, dal 1982 al 2025.
Il percorso espositivo vedrà inoltre 3 approfondimenti dedicati a:
Fumetti e personaggi del Vernacoliere: Si espongono tavole, anche in originale delle firme che hanno collaborato con la testata. Tra gli artisti esposti: Alberto Pagliaro, Andrea Rovati, Ettore Ferrini, Giuliano Lemmi, Guido Amato, Daniele Caluri, Andre Camerini, Marco Citi, Tommy Eppesteingher, David Lubrano, Emiliano Pagani, Federico Maria Sardelli, Max Greggio Le Teste di Modigliani: la nicchia del Museo della Città già dedicata alle false teste di Modigliani sarà arricchita dall'esposizione di 3 locandine iconiche dedicate all'evento (Trovata una sega) Editorialisti di ieri e di oggi: si esporranno delle riproduzioni di alcuni articoli ed editoriali della storia del Vernacoliere. Tra le firme Mario Cardinali, Ettore Borzacchini, Claudio Marmugi,Ettore Ferrini,Maria Turchetto. La mostra, a ingresso gratuito, resterà aperta fino al 18 gennaio 2026 dal martedi-domenica in orario 10.00-19.00.
Ogni sabato, per tutta la durata dell’esposizione, dal 29 novembre al 17 gennaio, si terranno incontri con disegnatori ed editorialisti che parleranno della loro esperienza per il Vernacoliere. I disegnatori realizzeranno dal vivo alcuni bozzetti dei loro personaggi più iconici, per condividere con il pubblico come prende vita e si sviluppa l'idea creativa. Gli incontri, titolo “Il sabato del Vernacoliere” saranno introdotti e moderati da alcuni studenti del Liceo Scientifico indirizzo Artistico Cecioni.
PER INFORMAZIONI
Museo della Città Polo Culturale Bottini dell’Olio – Piazza del Luogo Pio – Livorno
TELEFONO 0586/ 824551
EMAIL museodellacitta@comune.livorno.it
SCHEDE DI APPROFONDIMENTO (A CURA DELLA REDAZIONE DEL VERNACOLIERE)
Che cosa è il Vernacoliere
Il Vernacoliere (più precisamente Livornocronaca il Vernacoliere) è un mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano, nato nel 1982 da una formula che affonda le sue profondissime radici nel periodico locale di controinformazione libertaria Livornocronaca, settimanale dal 1961 al 1969, poi quindicinale fino al 1972 e infine mensile col sottotitolo il Vernacoliere, divenuto tout court il Vernacoliere con la completa svolta satirica e linguistica del 1982 (il vernacolo livornese per gli articoli satirici fondamentali e per la maggior parte delle vignette e dei fumetti) e con la diffusione regionale toscana dal 1984, divenuta poi interregionale.
Arrivata fino a punte di ottantamila copie a numero nei primi anni ’90 e poi attestata sulle quaranta-cinquantamila copie mensili, la tiratura del Vernacoliere ha poi subito un progressivo calo “fisiologico” nel quadro della generale crisi dell’editoria cartacea - i quotidiani in primo luogo - dovuta al dilagare dei social, con le menti dei giovani soprattutto imprigionate nel messaggio digitale, in specie politico/commerciale e comunque negatore di ragionamenti critici, di presa di coscienza civile soprattutto. Ed in questa crisi ecco infine nel 2020 l’appello per la raccolta di cinquemila nuovi abbonamenti necessari a mantenere l’autosufficienza anche economica del Vernacoliere, senza alcun finanziamento né pubblico né privato, in assoluta indipendenza da partiti, logge, cosche, parrocchie, caserme e quant’altro il potere mette in piazza per il controllo dell’opinione pubblica. Con la vendita delle copie unica fonte di reddito, in rifiuto anche della pubblicità per precisa scelta editoriale. Finché siamo arrivati ad oggi, con l’annuncio del direttore Cardinali d’una pausa nella pubblicazione per meglio capire la possibilità di uscire in presenza anche della continua dilagante chiusura delle edicole. Ed all’immediata sorprendente reazione di tantissimi lettori ed estimatori di tutt’Italia ed anche dall’estero con multiformi invocazioni di continuità editoriale, ecco il Comune di Livorno in rappresentanza della città lanciare l’idea d’una grande mostra sul Vernacoliere con multiformi iniziative atte alla raccolta di tanti nuovi abbonamenti per il mensile espressione della livornesità linguistica e mentale. Ed ecco così la speranza di poter riprendere il cammino d’un periodico che, affermatosi come dito nell’occhio dei potenti d’ogni scuderia e d’ogni cilindrata, adopera il linguaggio labronico enfatizzandone la tipica ironia popolaresca anche col frequente ricorso a termini d’ambito sessuo-anatomico cosiddetti triviali ma in realtà connaturati alla sboccata espressività dissacratoria della gente labronica.
Unico esempio di giornalismo satirico dialettale, il Vernacoliere trae la massima parte della sua radicata notorietà da notizie ferocemente paradossali ogni volta “inventate” dal suo direttore-editore Mario Cardinali ad originalissimo commento di quanto avviene nella realtà, nessun argomento escluso; e si tratta di notizie per di più sparate su locandine che, esposte nelle edicole, sono divenute anch’esse celebri per pubblica irriverenza di linguaggio e di contenuti, pagine a loro modo d’una storia d’Italia satiricamente nuova. Il tutto contornato e rinforzato da vignette, fumetti e rubriche varie di collaboratori che fanno o hanno fatto anch’essi la fama del mensile.
Nel 1995 al Vernacoliere è stato assegnato, nella persona del suo direttore, il “Premio internazionale di Satira politica di Forte dei Marmi”. Del Vernacoliere hanno parlato e parlano un sacco di quotidiani e periodici nazionali e locali, televisioni e radio. A Mario Cardinali, “considerato il suo ruolo di fondatore, ispiratore e direttore del Vernacoliere,
Rivista satirica patrimonio della livornesità, atteso il valore della satira quale strumento inscindibilmente connesso ai principi della libertà e della democrazia”, il Sindaco di Livorno Filippo Nogarin ha assegnato nel marzo 2015 l’Onorificenza “La Canaviglia”, così motivata: “A Mario Cardinali, livornese che ha dimostrato nella propria professione costanza, impegno e capacità tali da rappresentare e divenire determinante e prestigioso punto di riferimento per tutti coloro che operano nel settore ma anche soggetto attivo di libertà e democrazia, in ciò dando così lustro e impulso alla Città di Livorno”.
Ha fatto seguito nel luglio 2016 il Gonfalone d’Argento, massima onorificenza del Consiglio Regionale della Toscana, con la motivazione:
“Mario Cardinali è uno dei simboli della satira e della libertà d’espressione italiana. I suoi scritti e le sue locandine fanno ormai parte della nostra vita quotidiana”
Sugli articoli satirici e sulle locandine di Mario Cardinali (ovvero del Vernacoliere) sono stati finora pubblicati otto volumi di ampio successo: due da “Ponte alle Grazie” (“Ambrogio ha trombato la contessa” nel 1995 e “Politicanti, politiconi e altrettante rotture di coglioni” nel 1996);due editi dalle “Edizioni Piemme” (“L’Italia del Vernacoliere. E’ tutta un’altra storia” nel 2005 e “I comandamenti del Vernacoliere. Trombare meno, trombare tutti” nel 2006); e a seguire “Quando a Rambo ni ciondolava l’uccello (novembre 2009), “Berlusconi cià rotto i coglioni” (novembre 2010), “Era meglio un Papa pisano” (ottobre 2012) e “L’onestà è reato” (ottobre 2023), tutti della “Mario Cardinali Editore”.
Diffuso fra lettori di tutti i ceti e di tutte le età, il Vernacoliere riscuote particolare considerazione anche in campo universitario, che gli ha fra l’altro dedicato una decina di tesi di laurea, di cui una discussa in Belgio. E nelle università è stato e viene spesso invitato a parlare del Vernacoliere il direttore Mario Cardinali, che a partire dal 1990 è stato più volte ospite degli atenei di Pisa, Firenze, Siena, Venezia, della S. Anna di Pisa e della Luiss di Roma.
Locandine:
Tutte ideate dal cervellaccio di Mario Cardinali (definito da molti il più famoso titolista/creativo italiano), le locandine del Vernacoliere sparano ogni mese in edicola, dal 1982, le notizie ferocemente paradossali che lo stesso Cardinali inventa ogni volta a commento satirico di quanto avviene nella realtà.
Una realtà d'ogni genere, dalla politica al costume agli spettacoli allo sport ad ogni altro avvenimento di vita quotidiana da rivisitare in pezzi d'un giornalismo satirico- vernacolare unico nel suo genere.
Iniziate nel 1982 col mensile "Il Vernacoliere" (evoluzione/ prosecuzione del settimanale di controinformazione libertaria "Livornocronaca" fondato da Cardinali nel 1961 in correttissimo italiano e dal 1982 divenuto con la formula vernacolare il fenomeno giornalistico-satirico più originale e duraturo degli ultimi decenni in Italia), le locandine sono diventate a loro volta un fenomeno dell'editoria giornalistica italiana, costituendo spesso, col loro originalissimo modo di fare notizia, veri e propri capolavori di satira e umorismo.
E come il Vernacoliere, sempre più ampliando la sua area di diffusione, ha via via percorso vari filoni d'ispirazione (da quelli iniziali degli anni Ottanta ricchi di localismi toscani fino a quelli successivi ed attuali nutriti soprattutto di satira politica nazionale), così le locandine seguono un'evoluzione anche di valenza satirica, come il visitatore di questa mostra può ben constatare percorrendo un itinerario di centinaia di questi straordinari "manifesti" con la loro particolare lingua selezionati fra quelli di maggior successo.
Una lingua feroce, imprevedibile, dissacrante, irritualmente icastica e normalmente "scandalosa" che è a sua volta il manifesto d'un modo d'essere e di pensare d'una gens livornese atoscanamente eccezionale col suo ribellismo anche verbale in una Toscana storicamente d'ordine e di buone maniere.
Un ribellismo che il Vernacoliere arricchisce tuttavia di contenuti dando alle espressioni tipicamente sboccate della livornesità una calcolata valenza di finalità critica.
Come appunto le locandine dimostrano, con "parolacce" mai fini e stesse.
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