Mataresi ricordato con una intitolazione
pubblicata martedì 11 novembre 2025
Intitolazione al pittore Ferruccio Mataresi di un’area verde nel parco di Villa Fabbricotti
Un riconoscimento della città di Livorno al Maestro del ritratto
Si è svolta stamattina martedì 11 novembre la cerimonia di intitolazione al pittore Ferruccio Mataresi del vialetto di accesso di Villa Fabbricotti (ingresso da piazza Matteotti).
Alla cerimonia hanno partecipato l’assessora alla Cultura Angela Rafanelli, il fratello e la sorella del pittore, che avevano avanzato la richiesta di intitolazione, Olimpia Vaccari della Fondazione Livorno e Massimo Bianchi della Commissione Toponomastica del Comune di Livorno (nella foto).
Di seguito la biografia del pittore:
Ferruccio Mataresi (Livorno, 18 maggio 1928 – 9 gennaio 2009).
Primogenito di cinque figli di famiglia di portuali. Dotato fin da bambino di grande talento artistico, frequentando la bottega del corniciaio Mainardi, conobbe l’artista Giulio Ghelarducci che lo presentò al pittore Eugenio Carraresi, allievo di Angiolo Tommasi. Di questo periodo rimangono copie di opere di grandi maestri del Rinascimento come Leonardo, Michelangelo, Raffaello che prese come modelli di ispirazione.
Nel 1943 conobbe il Maestro Pietro Annigoni a Firenze. Eravamo nel momento più duro della Seconda guerra mondiale, tanto che Mataresi venne fatto prigioniero dai soldati nazisti. Quando terminò la guerra, si iscrisse alla scuola libera del nudo, presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Riprese i contatti con Annigoni, di cui seguì gli insegnamenti che sviluppò poi, unico a Livorno, nella sua città natale.
Mataresi fu personalità di primo piano dell’arte toscana, specie nei decenni centrali del secolo passato in cui Livorno fu fulcro aggregante di iniziative culturali e letterarie, movimenti pittorici, premi vari in un clima di vivace confronto critico. Mataresi si applicò con talento alla pratica del disegno e della pittura, lasciandoci saggi di indubbio fascino come le nature morte in tempera grassa e vedute livornesi in china acquerellata, oltre ai ritratti in sanguigna o china degni della sua militanza artistica maturata a contatto con Annigoni, ma anche nel secolo della grande tradizione labronica.
Fu un grande ritrattista. Fra i suoi capolavori, da sottolineare l’autoritratto del 1947, il ritratto del baritono Danilo Checchi del 1964, quello del Maestro Giorgio de Chirico del 1965 e ancora il ritratto di Carlo Azeglio Ciampi e di Papa Wojtyla. Numerosi anche disegni, pitture, acquerelli di scorci di Livorno e d’Italia, litografie e innumerevoli ritratti di nudo e non. Le sue opere, oltreché nelle dimore private, sono esposte in Italia e all’estero: sale del Quirinale, studi Rai, chiese. Fu onorato nel 2007 del premio “Le Muse” a Firenze.
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