Centenario Giulio Da Vicchio
pubblicato sabato 14 giugno 2025
76a Mostra Gruppo Labronico - info evento su www.artealivorno.it - opera di Giulio Da Vicchio - Testo critico nel catalogo a cura di Alessandra Rontini / GIULIO DA VICCHIO- . Il rapporto tra Giulio Rontini e il Mugello, in particolare con Vicchio, suo paese natale (da cui assume il nome d’arte) è profondamente radicato nell’identità dell’artista, tanto da rappresentare non solo uno sfondo geografico, ma un elemento quasi spirituale della sua arte. Crescendo in un contesto così ricco di bellezza naturale e memoria culturale, egli sviluppò un legame viscerale con la sua terra, che nutrì per tutta la vita e che si riversò con coerenza nella sua produzione pittorica. Nelle sue opere si avverte la familiarità intima con quei luoghi: non vi è idealizzazione, ma uno sguardo affettuoso e partecipe. Da Vicchionon dipinge il Mugello per mostrarlo, ma per celebrarne l’anima. Le sue colline, i boschi, i cieli mutevoli e le stagioni marcate diventano nei suoi quadri non semplici ambientazioni, ma soggetti veri e propri, animati da un sentimento profondo. La pittura di Giulio Rontini si nutre della luce del Mugello, una luce talvolta limpida, talvolta velata dalla bruma o dall’inverno. Questa luce, così particolare, si riflette nella sua tavolozza sobria, mai gridata, costruita su toni terrosi, verdi intensi, azzurri profondi. Spesso nelle sue tele si ritrovano scorci di Vicchio e dei suoi dintorni: il tempo lento della vita contadina e il dialogo costante con la naturadiventano tracce indelebili del suo stile. Il paesaggio non è mai sfondo passivo, ma presenza viva, con cui l’uomo interagisce in armonia. Nella suggestiva opera “Mattino lungo il Sieve”, datata 1962, Giulio offre un’interpretazione lirica e profondamente personale del paesaggio mugellano a lui tanto caro, dando vita a una narrazione visiva che va oltre la semplice rappresentazione naturalistica. La tela si distingue per una particolare luminosità che avvolge le acque del fiume, rese con pennellate fluide e sinuose capaci di evocarne il movimento naturale. Di grande rilievo è l’impiego della tavolozza cromatica: le tonalità di verde e azzurro si fondono armoniosamente nel corso d’acqua, mentre le sponde si tingono di ocra e terre bruciate, colori tipici del paesaggio toscano. Questa scelta cromatica non risponde solo a intenti descrittivi, ma rivela una dimensione emotiva, suggerendo un legame quasi spirituale tra l’artista e la sua terra. In “Angolo di Fiera” e “Mercato in Mugello” ", opere accomunate dall'ambientazione contadina, Da Vicchio non cerca l’episodio straordinario, ma celebra la poesia della normalità: ogni personaggio sembra immerso in un mondo personale, pur facendo parte di un coro collettivo. In queste narrazioni si coglie con chiarezza la cifra stilistica dell’artista, che con una cromia misurata e una pennellata fluida racconta la scena senza forzature, invitando il fruitore a perdersi tra volti, gesti e dettagli minimi. Entrambi i dipinti trascendono la mera veduta di mercato: sono piccoli affreschi di umanità, raccontati con una pittura colta nella sua apparente semplicità, e destinati a parlare a chi sa ascoltare i sussurri della vita quotidiana. "Aratura in Mugello” è una composizione essenziale, quasi solenne nella quale l’artista offre una visione intensa e partecipe del mondo contadino, trasformando una semplice scena di lavoro nei campi in una rappresentazione universale di fatica, dignità e armonia con la natura. Rontini non si limita a descrivere l'atto dell’aratura, egli interpreta, attraverso la pittura, il profondo legame tra l’uomo e la terra, in una Toscana rurale che appare senza tempo. La pennellata sciolta ma controllata costruisce con pochi tocchi essenziali i volumi dei corpi e del paesaggio, evocando più che descrivendo il contadino e i buoi che si muovono in una campagna ondulata, sotto un cielo plumbeo che partecipa silenziosamente al ritmo del lavoro.
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