ALBERTO FREMURA



ALBERTO FREMURA ALBERTO FREMURA:Nacque a Livorno nel 1936 e si laureò in economia all'Università di Pisa. Già da ragazzo amava le vignette e le disegnava di notte, così come avevano fatto suo padre e suo nonno. Disse di sé: "Sono nato col tarlo del disegno".[4] Nel 1957, a 21 anni, esordì sul Travaso ("La prima vignetta fu firmata da mio padre"),[4], quindi in treno si recò a Londra per presentare i suoi disegni ad una rivista di punta, Punch; quindi collaborò anche con il New Yorker, lo svizzero Nebel Spalter, Paris Match, in Italia L'Europeo[4] e nel 1962 vinse la Palma d’Oro al "Salone internazionale dell'umorismo" di Bordighera. Nel 1970 collaborò anche con Il Borghese finendo per essere etichettato di destra ("Non sono fascista né di destra. Sono un moderato, se vogliamo posso anche essere definito un disegnatore perbenista"),[4] quindi con Paese Sera e linus. Per tre anni collaborò anche a Il Giornale di Montanelli.
Nel 1969 fondò, insieme a Giuliano Nistri e Giovanni Isidori, la rivista umoristica Allucinogeno.
Non ha trascurato la pittura (una mostra all'anno) e i libri tra cui Nonna ministra (di gastronomia con Aldo Fabrizi), Arca Miseria, Profumi e balocchi, I proverbi toscani dei Giusti, Che vita ragazzi: Pelle e Ossola, Urge diluvio stop. Attribuiva alla satira questo ruolo: "Ha una funzione demitizzante. Il conformismo dei giornali e della televisione è tale che la gente si crea, anche involontariamente, dei miti. Berlinguer, Zaccagnini, Andreotti diventano dei santi. Le nostre vignette servono a riportarli sulla terra".[4]
Fremura morì nell'aprile 2023 all'età di 87 anni a Fenis, in Valle d'Aosta, dove si era trasferito da qualche tempo per stare vicino alla figlia Cristina. Aveva anche un'altra figlia, Arianna, artista.
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