MARIO GAVAZZI



MARIO GAVAZZI
Nato nel 1950 in Lombardia, Mario Gavazzi si sente toscano, o meglio livornese, a tutti gli effetti.
Dipinge da molti anni ed ha tenuto numerose mostre personali e collettive, in ambito ,toscano e nazionale, sempre con buon successo di pubblico e di critica.
La “personale” più recente è stata Istantanee, nella primavera del 2012, presso la galleria TST a Livorno.
E’ membro fondatore dell’”Archivio V. Fontani” e cura l’archiviazione informatica dell’opera del grande maestro labronico, presso il quale compì il suo alunnato.
E’ socio membro del consiglio direttivo in seno al gruppo “Toscana Arte G. March”.
MARIO GAVAZZI MARIO GAVAZZI MARIO GAVAZZI MARIO GAVAZZI

"Nessun secolo come questo che sta per concludersi ha visto in arte mutamenti così frequenti e profondi.
Le avanguardie che si sono succedute aritmo serrato nel corso del Novecento hanno infatti frantumato i linguaggi e rivoluzionato le tecniche dell’artista, cambiando di conseguenza i metodi dell’indagine estetica.
Oggi, nell’intricato labirinto della contemporaneità, il pittore sembra un tipo di artista avviato al tramonto, sostituito dal performer, dal video-artista e da quanti hanno ormai smesso di affidare a colori, pennelli e tele le loro esigenze espressive. Mario Gavazzi appartiene invece a questa esigua schiera. Osservando i suoi dipinti, spesso di grande dimensione, si intuisce immediatamente che il flusso delle avanguardie non è trascorso invano, anzi ha offerto all’artista la base culturale di partenza per una sorta di riflessione critica sull’eredità di un recente passato. Gavazzi oscilla con naturale disinvoltura tra astratto e figurativo, ma è nell’astratto dove raggiunge probabilmente la sua espressione migliore. Le opere astratte di Gavazzi hanno la stessa scansione ritmica, lo stesso rigore formale di quelle figurative. Qui il quadro non è più presentazione di un oggetto esso stesso, campo di forze attraversato da onde d’urto che corrono lungo il reticolo delle linee nere. Queste talvolta si ispessiscono e acquistano corpo fino a farsi ombra, contrappunto al colore, che intanto diventa sempre più scarno ed essenziale, finalmente slegato dall’adesione al referente reale.”

Mario Michelucci


 
© 2024 Rivista Culturale Arte a Livorno... e oltre confine