MARIO PETRI



MARIO PETRI MARIO PETRI :

Nato nel 1908, Mario Petri, pratica nell’arco del Novecento una pittura sempre più raffinata cercando di attuare un pervicace tentativo di coniugazione tra la Tradizione ed il Nuovo, nel segno di una non trascurabile apertura alla contemporaneità. Nell’arco del suo intero percorso l’artista rivolge i suoi studi e la sua ricerca alla costruzione di una figurazione moderna, che, nella consapevole rielaborazione della lezione espressionista e cubista, non disdegna di recare ancora in seno l’eco di un richiamo autentico ai canoni della bellezza classica, frutto di armonia, equilibrio e compostezza. Tra i suoi lavori, appaiono particolarmente significativi i suoi meravigliosi ritratti che ben rivelano la vera natura della sua pittura aristocratica di difficile collocazione, capace di evidenziare straordinariamente lo speciale intuito interpretativo del suo autore esprimendo caratteristiche di rara spontaneità e freschezza tali da farlo apprezzare da critica e pubblico sin dal suo debutto ufficiale sulla scena artistica sancito da due notevoli rassegne al complesso termale delle "Acque della Salute" di Livorno nel 1933 e nel 1935, dove, tra le altre, vi prendono parte figure di spicco del Gruppo Labronico quali Plinio Nomellini, Ulvi Liegi, Gino Romiti e Renato Natali. Nell'immediato dopoguerra la sua vicinanza allo storico sodalizio artistico livornese si rinsalda nella Mostra d'Arte Livornese organizzata dal Gruppo in collaborazione con il Comitato Estate Livornese presso la Galleria d'Arte. Ciononostante Mario Petri diviene Socio Cultore della prestigiosa associazione solo nel 1973, quando questa, dopo la XXXV mostra alla Casa della Cultura di Livorno, si appresta ad una fase di rinnovamento con un’apertura verso la pittura contemporanea ben testimoniata dalla mostra “L’eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le due guerre”, che, nel 2011 ai Granai di Villa Mimbelli, all’interno del percorso incentrato sugli “Artisti del Gruppo Labronico nel secondo dopoguerra” ha esibito alcune delle opere tra le più rappresentative della sua pratica di nuove formule espressive. Abbeveratosi al clima fuori da ogni provincialismo della Livorno degli Anni Trenta, l’artista, nella seconda metà degli Anni Cinquanta, si dimostra assai sensibile a quei nuovi fermenti artistico-culturali, che in quel periodo permeano l’Italia ed ai quali anche Livorno non rimane immune. Nel 1957 é alla rassegna di inaugurazione della «Vetrina» de «Il Grattacielo» voluta da Enrico Sirello per far incontrare i pittori concittadini di ogni tendenza. D’altro canto, sempre sensibile ad ogni evento culturale catalizzatore della vivace realtà artistica contemporanea, Mario Petri, nelle estati del 1958 e del 1959 prende parte a due delle più brillanti edizioni del Premio “La Rotonda”, dove il suo talento viene riconosciuto con una medaglia d’oro e con un premio da due giurie di celebrità. Dopo questo incontro con la rinomata rassegna ardenzina, l’artista, su invito, vi tornerà ad esibire i suoi lavori con una certa assiduità dal 1975 agli anni Novanta tant’è vero che in memoria della sua partecipazione a diverse edizioni la figlia dell’artista, Prof.ssa Gabriella Petri Denoth, offre un premio nella sezione pittura dal 2003. Tuttavia l’urgente necessità dell’artista di avvalersi di una nuova espressione trova modo di manifestarsi ancor più incisivamente in altri eventi a partire dalla fine del 1958. Nel novembre di questo anno alla Galleria Falsetti (poi Farsetti) di Prato insieme a Gastone Benvenuti, Giancarlo Cocchia e Ivo Razzauti egli manifesta la sua posizione di fronte ai problemi dell’arte contemporanea e alle polemiche sulle Arti Figurative in una collettiva a quattro presentata da Vitaliano De Angelis. E ancor più la sua presenza in prestigiose esposizioni nazionali favorisce presto la sua affermazione oltre i confini locali. Nel 1959 vince il Primo Premio acquisto ex-equo con Piero Martina, Armando Pizzinato e Ampelio Tettamanti al IV Premio Modigliani, prende parte alla XXI Biennale nazionale di Milano e la sua Composizione con Chitarra compare alla VIII Quadriennale di Roma. All’inizio degli Anni Sessanta Petri insieme a Chevrier, Cocchia, Marchegiani, Paganelli e Secchi, é promotore del «Gruppo Arte Libera», che espone per la prima volta alla Galleria Giraldi di Livorno, mentre nel 1962 sempre con gli stessi artisti a cui si sono legati anche Sirello e Giunti è nel «Gruppo Modigliani», battezzato con la mostra di rottura Livorno Oggi. Ma prima della fine dello stesso anno, con l’amico Giancarlo Cocchia, ne esce. Oramai, dopo la loro doppia personale a Palazzo Grazioli di Roma del 1961, dove i due suggeriscono una puntuale riflessione sulla situazione artistica del momento avvertibile nel nostro Paese, Mario Petri, ha già scelto di essere un “figurativo moderno” come egli stesso si è definito in un suo testo nel catalogo della mostra del 1962 Artisti toscani contemporanei alla Galleria d’Arte “TARAS” dell’Ente Provinciale per il Turismo di Taranto. Dagli anni Settanta sino alla sua piena maturità, l’artista, con grande coerenza muove i suoi passi in una figurazione profusa di calibrate incursioni attentamente studiate e pervasa di alta poesia. Scomparso nel 2000, Mario Petri, non ha mancato, nella sua apprezzabile carriera di far ottenere alla sua opera una buona visibilità anche all’estero: da Bat-jam in Israele, dove nel 1961 partecipa alla mostra per il gemellaggio di Livorno con la città, ad Auckland in Nuova Zelanda, da Passau in Germania a Saint Gallen in Svizzera nonché in Inghilterra. Il suo riconosciuto talento oltre ad introdurlo nel Gruppo Labronico gli ha permesso di divenire membro anche altre illustri associazioni quali la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano e il Centro di cultura Toscana Arte – G. March di Livorno, di cui è stato Vicepresidente. Inoltre la sua spiccata personalità di pari passo al suo impegno di artista lo ha portato ad essere, tra l’altro, un indimenticabile animatore delle edizioni più importanti del noto Premio Nocolino di Riparbella (oggi Premio Città di Riparbella), che dal 2001 ha un premio in sua memoria. Nel dicembre del 2015, in concomitanza con la festività dell’Immacolata Concezione, la Prof.ssa Gabriella Petri Denoth ha donato al Museo Diocesano di Livorno L’Annunciazione, un evocativo olio su compensato degli Anni Settanta attualmente conservato nel salone dedicato dall’istituzione all’esposizione permanente di arte contemporanea. Dal 2008 la figlia dell’artista, sua unica erede legittima, nel proseguimento del ricordo e della valorizzazione della figura e dell’opera di Mario Petri ha provveduto anche alla archiviazione e catalogazione delle opere del padre e del relativo materiale documentario in suo possesso, affidandone l’incarico a Silvia Fierabracci, che sta altresì conducendo uno studio sull’artista nella prospettiva di un progetto di più ampio respiro volto ad individuare una più corretta ed aggiornata collocazione di questo eccellente pittore nel contesto storico - artistico, che a lui compete.

(SILVIA FIERABRACCI)

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