RAFFAELLO GAMBOGI



RAFFAELLO GAMBOGI RAFFAELLO GAMBOGI :

Livorno, 27 Luglio 1874 - Livorno, 8 Febbraio 1943

Nasce a Livorno da una famiglia piccolo-borghese. Esordisce da autodidatta, giovandosi dei consigli del pittore Angiolo Tommasi. Dal 1891, grazie a una borsa di studio del Comune di Livorno, frequenta a Firenze l’Accademia di Belle Arti, e dal 1894 i corsi di Giovanni Fattori alla Scuola Libera del Nudo.

Tra le prime opere, Cacciatore (1891, Livorno, Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno) mostra il legame con Angiolo Tommasi per soggetto e resa realistica dei dettagli con piccoli e veloci tocchi di pennello. Popolo, contadini e umili immersi nell’ambiente sono spesso soggetto delle sue opere, talvolta in scene corali di grande rigore compositivo, dove studia gli effetti della luce e la pennellata si fa più sfaldata, come in Emigranti (1894), qui in Museo, premiato all’Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Firenze nel 1894-1895.

Nel 1898 sposa la pittrice finlandese Elin Danielson, ripresa qui in Museo in Ritratto della moglie (1905), si trasferisce a Torre del Lago (Lucca), frequenta gli artisti vicini a Giacomo Puccini e approfondisce ulteriormente le ricerche su luce e colore, resi in modo quasi fotografico. Dai primi del ’900 vive ad Antignano, a sud di Livorno, ma tra 1905 e 1909 è al manicomio di Volterra per curare un disturbo nervoso. Nella maturità si concentra su scorci naturali o urbani, con attenzione alle vibrazioni luminose e una pennellata sempre più corposa, rapida e sintetica, come qui in Via della Bassata (1913 circa).

Espone in Italia e più volte a Livorno, ad esempio alla I Mostra d’Arte Livornese ai Bagni Pancaldi del 1912.

Muore in solitudine a 68 anni.

Nel 1892 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, di cui anni più tardi divenne professore onorario, ed entrò in contatto con Giovanni Fattori. La personalità artistica che più lo influenzò fu però Angiolo Tommasi e quando, nel 1894, creò il suo quadro probabilmente più conosciuto - Gli emigranti - chiara è l'impronta e l'insegnamento di questo pittore.

Un altro incontro cambiò la sua vita: quello con Elin Danielson, una pittrice finlandese di talento che si era trasferita in Italia e che nel 1898 divenne sua moglie.[1] Si stabilirono presso Torre del Lago, dando avvio ad una collaborazione artistica molto proficua.

Gambogi entrò a far parte del circolo La Bohéme, una sorta di associazione culturale e goliardica che fiancheggiava l'opera artistica di Giacomo Puccini. In quegli anni fu in compagnia dei fratelli Tommasi - Angiolo e Ludovico - di Francesco Fanelli e di Ferruccio Pagni. Fu questo il momento migliore per l'arte pittorica di Gambogi che, con i consigli della moglie, orientò le sue composizioni su un nuovo equilibrio tra forma e luce, creando un'atmosfera di austerità per così dire "nordica".

Con il declinare del secolo Gambogi si trasferì a Livorno, nel quartiere di Antignano. Cominciarono allora i suoi primi problemi di salute. Un viaggio in Finlandia fece esplodere la malattia nervosa che il pittore stava forse covando. Nel 1904 dovette stabilirsi a Volterra, per farsi curare da specialisti del locale ospedale. Non si riprenderà mai, anche se artisticamente parlando si notarono poco i contraccolpi di questa nevrosi. La sua salute peggiorò alla morte della moglie, Elin, avvenuta ad Antignano nel 1919 a causa di una polmonite. Si chiuse in se stesso, accentuando le difficoltà di rapporto con gli altri. Passò gli ultimi anni di vita in un sostanziale isolamento che influì assai negativamente sulla sua pittura.
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