MASANIELLO LUSCHI



MASANIELLO LUSCHI MASANIELLO LUSCHI

Quando la poesia si veste di colore




Nei tempi attuali, in cui tutto pare divenire virtuale, anche l’arte sembra orientarsi verso un dominio dell’immagine slegata da ogni fisica oggettività, con il rischio di perdere il piacere, che è anche fisico, di una bella pittura.
Di fronte agli esasperati sperimentalismi che l’arte contemporanea sovente ci offre, diviene quasi fisiologico il bisogno di tornare ad assaporare la cara, vecchia, spesso ingiustamente criticata “pittura tradizionale”.
La pittura di Masaniello Luschi, tradizionale sul piano specifico del genere scelto, ed ancor più nei modi della descrizione, ci testimonia come l’arte reale, visiva, non è sempre ripetitiva, quando riesce a legare in perfetto connubio il talento innato e le esigenze spirituali dell’artista con una solida preparazione tecnica.
Aver coniugato al meglio la tradizione dei grandi maestri macchiaioli con una certa modernità di espressione, questo è il grande merito che gli si deve riconoscere.
Il suo linguaggio pittorico, un figurativo progressivamente tendente alla sintesi espressiva, sempre si è mantenuto comprensivo e comprensibile, costante il contatto emotivo con chi apprezza la semplicità e la genuina bellezza dell’arte. Se non molti sono gli artisti di cui si possa dire essere stati sempre genuini e spontanei, sempre modesti eppur generosi, sempre sinceri con il proprio pubblico, Luschi è sicuramente da annoverare fra questi.
I suoi paesaggi toscani concretizzano emozioni e sentimenti che traggono origine da una diretta visione della realtà naturale, sembrano quasi invitarci a riabituare l’occhio alle sfumature del bello che ci circonda. Non sfugge come la ricerca di luoghi ameni e sereni risponda ad una esigenza interiore, al bisogno di scrutare la natura nell’intimo al fine di coglierne i palpiti reconditi.
Le placide scene bucoliche, gli scorci cittadini pieni di luce e di vita, le nature morte dai forti contrasti, le marine cangianti ci offrono un sapore nuovo, a volte inatteso, grazie ad una straordinaria capacità di amalgama e alla fluidità degli impasti utilizzati al fine di determinare le masse degli oggetti secondo la loro intensità luminosa.
La successione dei ritmi e dei toni è tipicamente labronica, la gioia del colore traspare viva in composizioni sempre equilibrate, lungi da molti postmacchiaioli arroccati nel tonalismo in cui si era spenta la “macchia”; la figurazione è forte e passionale, ma sensibile al contempo, e talvolta persino delicata.
Spesso il colore diviene elemento definitorio della struttura, andando a sostenere un disegno solo abbozzato, sempre l’omogeneità dell’impianto è il risultato della calibrata modulazione delle cromie.
E ben si percepisce come in Luschi il colore si faccia veicolo prezioso per la riscoperta di assonanze profonde fuori dal fluire del tempo, la musica nell’aria e la poesia in ogni tocco, in ogni pennellata, in ogni respiro.




Stefano Barbieri
Alcuni anni fa, incontrando nel suo studio il giovane Massimiliano, rimasi colpito da una decisione che per molti poteva sembrare illogica visto i tempi.
Lasciare un lavoro sicuro per intraprendere la strada del "pittore" sembrava una scelta coraggiosa e incosciente, se vista da una certa angolazione, ma apprezzabile e degna di attenzione se filtrata attraverso gli di chi ama l'arte.
Massimiliano non aveva fatto altro che seguire le orme di suo padre, quella figura carismatica che nella sua breve vita , era riuscito a trasmettere quei valori che solo un artista capisce e vive nel suo quotidiano.
Come detto nell'introduzione a questa mostra, Masaniello, uno dei più rappresentativi interpreti labronici del 900', ha rappresentato a Livorno, in Toscana e non solo, il punto di riferimento per chi ama vivere la pittura en plain air.

Massimiliano, fin da piccolo ha respirato l'aria del vero vissuta dal padre, ha toccato con mano i suoi pennelli, i suoi colori, è rimasto affascinato dalle immagine che nascevano e si sviluppavano sulle tele .
Da qui la necessità di iscriversi e diplomarsi con merito all'Istituto d'Arte di Pisa, per intraprendere negli anni successivi, quel passo fondamentale, che oggi gli ha permesso di essere considerato uno dei nuovi volti della pittura labronica di tradizione.
Non più solo figlio d'arte ma artista egli stesso, con la sua personalità, i suoi colori, i suoi contrasti espressivi, e i suoi soggetti, alcuni dei quali , riconducibili all'attività pittorica del padre.
Massimiliano negli ultimi due anni è riuscito ad ottenere importanti riconoscimenti dalla critica , dagli addetti ai lavori ma soprattutto dal pubblico, sempre più entusiasta dei suoi lavori.
Questo a dimostrazione di come l'arte, pur mutando le generazioni, i gusti e gli stili, rimane pur sempre vicina anche alle tradizioni e a certe espressività.
Vincere il "Premio Burlamacco" a Viareggio, il Premio del Pubblico al Rotonda 2010 tanto per citare alcuni riconoscimenti, ed esporre in importanti luoghi ( Siena - Magazzini del Sale - Piacenza - Galleria Studio C") tra gli ultimi in ordine temporale, sicuramente danno il giusto valore all'opera di Massimiliano.
I preziosi consigli del padre e di alcuni amici artisti anch'essi, hanno sicuramente affinato la tecnica del giovane pittore, aiutandolo ben presto a carpire i segreti più profondi di un mestiere affascinante e difficile al tempo stesso.
I soggetti di Massimiliano nascono dai luoghi vissuti, dall'esperienze di oggi, ma anche dai ricordi del tempo.
Nelle sue tele si respira il salmastro delle marine livornesi, il profumo di primavera delle campagne toscane, il vocio dei mercati, e la storicità degli antichi borghi.
Se oggi la tradizione "labronica" vive ancora ed è ricercata ed amata, lo si deve sicuramente a personaggi come Massimiliano, che attraverso il loro lavoro, riescono ad alimentarla.
Questa mostra, che non vuole essere assolutamente un confronto tra due generazioni , ma esclusivamente un integrazione tra periodi pittorici, riveste un importante significato al di là del puro e semplice lato pittorico.
Ai visitatori sarà consentito intraprendere un interessante percorso nella pittura della famiglia Luschi, sviluppatasi negli ultimi trent'anni.
Una vera e propria "full immersion", tra gli angoli della vecchia Livorno, tra le mandrie maremmane, lungo le scogliere livornesi , lasciandosi trasportare nelle atmosfere autentiche, vere e poetiche delle campagne.
Emozioni , sentimenti, poesia, tecnica, colore, senza pensare all'estrosità di una pittura informale, astratta, moderna, ma seguendo l'autenticità della tradizione toscana, una tradizione, che non avrà mai fine, finchè gli occhi della gente potranno ammirare ciò che la vita ci presenta , in modo semplice e senza distorsioni. (Mauro Barbieri )

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